Ti posso dire che ho nuove domande
In questi giorni si è conclusa la mostra “Diari” di Martina Cirese, esposta nello spazio di La Cave – Cantiere delle arti Visive di Roma. L’ho vista come una di quelle mostre che segnano un punto fondamentale nella cultura visiva di una città. Una di quelle che, tornando a ritroso nella storia dell’artista, si apprezza ancor di più, perché se ne coglie il valore in quanto momento di transizione.
Martina è stata presentata come fotografa affermata, che pubblica su rinomate testate giornalistiche nazionali, ma credo sia molto di più.
È molto di più!
Apro una parentesi.
I grandi fotografi di reportage che studiamo giacché maestri della fotografia, oggi li ammiriamo per i loro singoli scatti, ma i loro lavori fotografici, quei singoli scatti, divennero famosi all’interno di pagine di giornale: immersi nel testo.
Parola e immagine.
Domanda e risposta.
Ecco, credo che la fotografia non possa viaggiare senza un testo, o meglio: deve saper parlare da sola ed è lì che esprime se stessa al meglio, nel silenzio. Ma superato questo vuoto, per esprimersi pienamente, ha bisogno del contesto nel quale il fotografo era immerso, dal quale emergano gli odori, i fuori campo, le ombre e i suoni di scena.
Martina ha unito attraverso il segno grafico queste due arti: scrittura e fotografia. È stata in grado di esprimersi scrivendo con inchiostro e luce, perché lei è in grado di entrare nelle zone buie e far emergere scintille.
Parola e immagine.
Domanda e risposta.
… già le domande non mancano mai.
La mia mente ne è piena, la mia anima ne è pervasa. Ma è quando a mancare sono le risposte che tutto si inceppa e diventa difficile.
Quando l’ho conosciuta, lei stava per partire, io ero tra un pubblico e vi sarei rimasta in modo stanziale. Rimasi affascinata da quel suo lavoro fotografico Asankojo, così diverso da ogni altro. Quella sera un fiume di parole, le sue, accompagnarono ogni scatto, un diario sonoro. Una voce pronunciò la domanda fatidica, lei quasi svelasse un segreto, o forse incredula per il fuori tema tecnicistico, rispose incerta: un ottavo. Era il La che accordò i miei pensieri, che cercavano una spinta per andare oltre.
Domanda e risposta.
Oggi sono trascorsi 10 anni, i capelli sono stati tagliati e poi sono ricresciuti, lei è come allora.
Tante parole, tutte “pausate” e pensate, sottolineate da gesti decisi e fermi.
Cosa ti attrae di lei?
La coerenza, questa è la risposta che ho nel vederla. Coerenza stilistica, coerenza sostanziale, coerenza gestuale, coerenza linguistica: coerenza con se stessa.
Eppure a volte trapela una dolcezza acerba; ho sentito la sua voce tremare tra le parole messe tutte al posto giusto, ho visto il suo sguardo scendere rubato da un tremito dei pensieri.
È in questa fragilità che la sua coerenza si fa’ più forte.
Perché avrà iniziato il primo diario?
Un fremito di paura, questa è la risposta che mi sono data, sicuramente sbagliata. Tutti abbiamo una paura che ci trascina in un gorgo nero e non è evitandolo che stiamo meglio, questo è evidente! Lei ci si è buttata dentro ed ha scoperto che era un posto nel quale ritrovarsi.
Ascoltandola ho capito che di domande ce ne sono tante e che la risposta stessa può essere una domanda. E allora non ci si deve fermare e si deve andare oltre. Ho capito che non esistono confini se non quelli che ci imponiamo noi. E che la curiosità è tanta in quei luoghi dove i confini toccano l’intimità più forte.
Lo sguardo si fa’ voyeur, domande e risposte si travalicano nella mente prima ancora di avere il coraggio di chiedere a lei come si è sentita a stare lì.
Lo scritto di allora oggi è metabolizzato ed è divenuto arte da esibire insieme agli scatti, a volte esplorati fino a diventare segno.
La immagino tornare con la penna a ripercorrere quegli istanti, forse troppo rapidi, frenetici, eccitanti per poterli assaporare nell’attimo del reale compimento.
Cosa ha fatto con questa mostra?
Rompe gli schemi, va di nuovo oltre e suggerisce a tutti noi di spingerci dentro i nostri buchi neri, dentro i nostri istinti, perché lì l’anima è più vera e si è finalmente se stessi.
Domande Risposte, entrambe si nutrono di:
Coerenza
Paura
Perversione
Intimità
Coraggio
“Diari”
mostra personale di Martina Cirese
11 aprile – 2 maggio 2025
presso La Cave – Cantiere delle arti Visive , Largo G. Battista Manzi 1 – Roma