noi siamo figli delle stelle
La pelle, questo strano contenitore sensibile.
C’è chi la smaterializza e consente alla propria energia di connettersi al mondo, all’universo; alla propria linfa di nutrire ciò che tocca.
Ecco, ho avuto la fortuna di vedere questa pelle vibrare in Fabrizio quando, al primo sguardo curioso e pensoso di un signore anziano di fronte alle sue opere, con piccole parole-impulsi, gli ha fatto arrivare la sua poetica e sorrisi e stupori si sono aperti.
L’ho vista vibrare di nuovo davanti a “piccoli viaggiatori dell’universo” che interessati chiedevano informazioni tecnico-pittoriche e lui, senza lesinare, ha lasciato toccare la materia, spiegato i suoi segreti artistici, perché nulla ci appartiene veramente e quei piccoli esseri saranno i portatori di luce di domani.
“Pratico un’arte di accoglienza: accolgo l’opera e boom, la fisso e non la firmo per non sovrapporre il mio ego”, poche parole e inizia il racconto.
Un giorno di molti anni fa è avvenuto un click e tutto è cambiato.
Le sue opere hanno iniziato ad avere un corpo stabile e non ci sono stati più ripensamenti.
La pelle si mescola a materia e colori e la continuità è tale che lo spirito entra nel quadro e si mostra all’osservatore, libero di trovarci la sua storia. Credo sia questa la magia di quel click e avviene quando si è pronti, quando in noi tutto si allinea senza che ce ne rendiamo conto.
Mi colpisce, quando il suo sguardo cambia e sottolineandolo con il gesto della mano, mi dice che lui è uno strumento di fronte all’opera che si crea.
In Fabrizio ci sono scienza matematica e spiritualità cristiana, materia e flusso, universo endogeno ed esogeno.
Qualcosa arriva da lontano, entra in lui e ne esce opera.
Scoprire poi a distanza di tempo la somiglianza con le foto satellitari di galassie lontane è lo stupore più grande, è la riprova che esiste qualcosa di invisibile agli occhi, ma non alla nostra pelle sensibile, che entra in vibrazione con ciò che la circonda, con l’universo.
Siamo tutti delle fenici nati inizialmente nella materia e destinati a rinascere nello spirito e quando ciò avviene è magia.
In questa mostra la sua arte si appoggia ai muri del portico di un’antica chiesa, mentre guarda la natura, tra animali iconici e primordiali che ci fanno da specchio, per metterci a nudo.
Il legno è la materia organica che fa’ da sfondo alla materia acrilica e solo il tempo sarà testimone del loro legame.
Arrivati in fondo al portico un gesto ampio del braccio, mi mostra il legame tra “natura-architettura sacra-arte” ed il cerchio si chiude.
Grazie Fabrizio per la condivisione e la chiacchierata, per esserti raccontato.
Siamo chiusi nella nostra pelle, ma abbiamo la possibilità, attraverso questa, di sentire la luce.
“Una questione di radici” mostra nel porticato della Chiesta di San Pietro (Leonessa-Rieti), a cura di Giuseppe Ussani D’Escobar – 3/31 agosto 2024