consegna d’amore
Nel pomeriggio saremmo andati a visitare il castello di Torella del Sannio, la casa museo di Elena Ciamarra.
Immaginavo un monumento ormai ad uso espositivo: quadri, oggetti, didascalie ed un accompagnatore in veste di narratore.
La nostra guida gentilmente ci ha fatto strada, forse dovevo capirlo dal modo in cui suonava il campanello, che dietro quel portone ad attenderci non c’era un “museo” nel senso più canonico del termine.
Varcata la soglia gli occhi hanno faticato ad adattarsi, non era solo un problema di luce, ma di stupore!
Libri e quadri ovunque! Un ingresso voltato, carico di storia, che appariva come un soggiorno, pronto ad accogliere l’attesa degli ospiti.
In fondo la scala: a fatica siamo saliti perché lì sotto c’era veramente tanto da vedere.
Ai piani alti una seconda porta ci è stata aperta, sprigionando la vista di un mondo antico desideroso di vivere ancora.
Come posso descrivere lo stupore? Eravamo attoniti, tutti a bocca aperta, appena entrati in quella Casa che non nascondeva gli anni, le vite, le storie che l’avevano attraversata e vissuta intensamente. Ma allo stesso tempo eravamo entrati nel “Museo”, ovvero nel luogo dedicato all’esposizione “ampia e organica di opere d’arte e di oggetti di interesse storico”: non un angolo di muro era risparmiato, non un ripiano era lasciato solo.
Angela ci ha accolto, con la sua presenza minuta ma ferma, in quegli spazzi enormi ed ingombri di cose da raccontare: oggi erede, testimone, curatrice.
Luci calde, soffuse, la penombra della sera, il calore e lo scoppiettio del camino ad illuminare il tavolo dove ci siamo raccolti per ascoltare la Storia.
Elena Ciamarra, lei la vera grande presenza ancora viva attraverso quegli spazi.
Intanto ritratti austeri ci guardano ed Angela li fa’ uscire dalla cornice, chiamandoli per nome, raccontando la loro storia, i legami di parentela, i ruoli di potere che avevano ricoperto, gli aneddoti familiari. Persone che in quel castello avevano intessuto vite, riso e pianto, cresciuto nuove generazioni, attraversato la storia d’Italia.
E poi è arrivato il momento per Elena, quel punto a cui tutte le frecce miravano, il centro che la genealogia cercava.
Le vite di Angela ed Elena si sono incrociate quanto basta per contaminarsi. Così Elena e suo figlio Leonardo le hanno lasciato in eredità loro stessi.
Ecco si, Elena è indubbiamente quel tipo di personaggio femminile del secolo scorso che merita di deve essere conosciuto. Immaginiamola oramai donna e madre nei primi del ‘900, con una passione viscerale per l’arte e per la musica, che l’aveva da sempre accompagnata.
Immaginiamo una giovane donna che imitando gli studi di Leonardo Da Vinci, si reca in ospedale per studiare l’anatomia umana e lì trovò l’amore.
Viaggiatrice in cerca di ispirazioni pittoriche e musicali.
Copista affermata e autorizzata.
Insomma una donna che non si è fermata davanti a niente e nessuno.
Ha dipinto anche quando le sue mani si sono curvate, esposte al passare del tempo. Ha cambiato stile ma è rimasta se stessa.
La figura umana era la sua ossessione: ritratti con sguardi intensi e pungenti forse come il suo. Paesani, famigliari, nessuno scappava al suo sguardo analitico.
Educata lei per prima alle arti, ha trasmesso la stessa radice ai figli.
La immagino una madre complessa, forse non facile.
Non voglio anticipare più di tanto, perché c’è molto da ascoltare nei racconti di Angela.
In Casa ci sono ancora i cavalletti, le tavolozze, i colori e centinaia di quadri tutti da svelare.
Gli amici molisani ci hanno fatto scoprire un luogo unico: Annarita, Ilaria, Simone, Silvano, hanno dimostrato che l’unione fa’ la forza e che l’amore per il territorio va oltre ogni organizzazione.
E luoghi come questo andrebbero sempre più visitati, preservati e tramandati proprio così, senza cambiarne una virgola perché è lì che risiede la magia: negli strati del tempo.
Angela, mi hai emozionata quando salutandomi sulla soglia della porta di Casa, mi hai sussurrato che stai portando avanti una “Consegna d’amore!”, quanto è vero!
Spero che tu non smetta mai di farlo, non solo per Elena, Leonardo, Minna e tutti gli altri abitanti dei quadri, ma soprattutto per il grande messaggio che quel luogo porta con sé: l’amore per la pratica delle arti, per la propria storia famigliare, per gli archivi di famiglia e d’artista, per il valore del tempo, l’unione delle forze, l’ascolto.
Ringrazio le associazioni fotografiche:
”ACF “Sei Torri” Tommaso Brasiliano”;
“Centro per la fotografia Vivian Maier”;
il fotografo Fabio Moscatelli per il workshop legato al progetto “Atom Earth Mother”
e tutti coloro che hanno contribuito a questo viaggio alla scoperta del Molise.




